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Diaframma: quando respirare diventa centrale

  • Writer: Aurora Pettenati
    Aurora Pettenati
  • May 18, 2023
  • 5 min read

Updated: Sep 15, 2023


Il diaframma ha da sempre rivestito un ruolo fondamentale nel nostro corpo ed è sempre stato riconosciuto il suo ruolo centrale sin dall’antichità, sia per la sua posizione, che per la sua funzione.


Già Ippocrate sosteneva fosse l’area più sensibile alle emozioni affermando che il fren (diaframma) da fronèo, pensare, fosse quella parte che rispondesse di più agli stati di gioia e soprattutto di malinconia e dolore.


Anche nella Medicina Tradizionale Cinese si parla di quanto questo muscolo sia importante per il nostro corpo. Infatti è associato al buon funzionamento del sistema immunitario ed è ciò che di recente hanno anche confermato i ricercatori.

I testi antichi ci dicono che «l’energia wei riscalda il diaframma», ed è proprio questa energia che ci difende da ciò che può penetrare nell’organismo e causare malattie. Infatti, per poter svolgere la sua funzione protettiva, l’energia wei deve sublimarsi in questo muscolo per poi diffondersi nel torace e nell’addome.

Stesso ruolo riveste nella tradizione della Medicina Ayurvedica, ritenuto fondamentale per il mantenimento della salute. Corrisponde infatti al terzo Chakra (Manipura) ed è in connessione con le ghiandole surrenali. Questa correlazione anatomica e fisiologica è importantissima: le ghiandole surrenali infatti si trovano sopra i reni e subito sotto il diaframma. Questo fa si che ad ogni respirazione, quando il diaframma scende, stimoli queste ghiandole che producono gli ormoni dello stress, e non a caso i testi tradizionali della medica indiana ci indicano che l’eccesso di stress va ad influenzare la buona salute di questo livello energetico.


Nel mondo della psicologia, ed in particolare modo nelle psicoterapie ad indirizzo corporeo, il buono o cattivo funzionamento del diaframma è indice, rispettivamente, di buona o scarsa vitalità ed equilibrio psico-fisico. Infatti, i due grandi luminari delle psicoterapie corporee, Reich e Lowen, lo consideravano uno dei segmenti fondamentali di quella corazza muscolare/caratteriale sviluppata dalla persona per bloccare il flusso delle emozioni.


E secondo l’osteopatia?

Andrew taylor Still, il fondatore dell’osteopatia, scrisse: «tutte le parti del corpo sono in relazione diretta o indiretta con il diaframma». E se ci pensiamo è davvero così: gli alimenti, attraverso l’esofago, passano attraverso questo muscolo; tutto il sangue e la linfa bypassano il diaframma per scorrere dall’alto al basso e viceversa nel corpo; molti dei nervi del sistema nervoso autonomo, sistema fondamentale per le funzioni dei nostri organi, transitano tramite questo straordinario muscolo.

Questo muscolo rappresenta l’area in cui tutte le catene muscolari convergono.

Anche i muscoli della schiena sono collegati al diaframma e ogni loro contrattura può essere un ostacolo al movimento naturale del nostro muscolo respiratorio. Questo significa che se vogliamo riuscire a respirare in modo completo ed efficace, dobbiamo anche migliorare la mobilità delle anche (relazione con il muscolo ileopsoas) e della colonna lombare (relazione con il quadrato dei lombi).

Questo perché essendo un vero e proprio "ricettacolo emozionale" tutte le tensioni muscolari e fasciali dovute a periodi di stress possono provocare una piccola ma significativa modificazione del nostro modo di respirare.

L'accumularsi nel tempo di queste tensioni provoca uno stato di contrattura cronica del diaframma e di conseguenza anche lo psoas, con il quale è anatomicamente collegato, ne risente.

Questo può creare dolori fisici ma non solo: può essere la causa del mantenimento di uno stato di tensione emotiva anche quando non abbiamo nessuno stress da affrontare, proprio a causa dello stretto rapporto tra questi due muscoli: il diaframma ha un solido attacco sulle ultime vertebre toraciche e sulle prime lombari, esattamente dove inizia lo psoas.

I loro fasci di tessuto connettivo praticamente si incrociano, uno inizia dove l'altro finisce.

Questo muscolo registra e raccoglie perciò i nostri momenti di ansia e preoccupazione per un meccanismo e riflesso del tutto innato: spaventarci.

Qual è la nostra reazione davanti a uno spavento? Il blocco, che va ad agire anche sul respiro. Questo fa si che il diaframma si irrigidisca e porti a una respirazione più superficiale e di conseguenza meno efficace. Da qui possono nascere diverse conseguenze alcune delle quali contribuiscono all’irrigidimento dello psoas. Infatti chi soffre di ansia si ritrova spesso con una rigidità di anche.

Il collegamento tra questo muscolo ed emozioni ci fa capire come tutto sia collegato e non è un caso che chi soffre di ansia e stress lo somatizzi attraverso contratture muscolari.



Ma perché la respirazione diaframmatica è migliore?


Il diaframma è il muscolo che separa la cavità toracica da quella addominale, contribuendo al movimento respiratorio e indirettamente al massaggio degli organi addominali, favorendo anche il drenaggio linfatico. Stimolando questo muscolo otteremo un vero e proprio pompage degli organi come l’intestino e può essere di grande aiuto in caso di stipsi o colite.

Il sistema linfatico comprende un insieme di vasi che corrono in parallelo al sistema cardiovascolare; ha il compito di eliminare l'accumulo di liquidi e tossine dai tessuti e difendere il nostro organismo dalle infezioni.

la linfa non viene spinta dall'attività cardiaca, ma scorre nei vasi mossa dall'azione dei muscoli. Contraendosi e rilassandosi, questi tessuti funzionano come una vera e propria pompa. Quando tale azione viene meno, la linfa tende a ristagnare, accumulandosi nei tessuti.

Con questo tipo di respirazione si stimola il deflusso linfatico e permettendo così di migliorarne la circolazione anche nella zona lombare e nelle gambe, assicurando l'eliminazione dei liquidi in eccesso e delle tossine.

Quando respiriamo in maniera completa, questi vasi subiscono una compressione, che permette un miglior scorrimento dei fluidi che contengono e perciò, allentando le tensioni a livello delle inserzioni muscolari diaframmatiche (colonna vertebrale, coste), si andrà a mobilizzare anche eventuali accumuli di tossine.

Mobilizzando il diaframma si andranno ad alleggerire le tensioni dello stomaco, aiutandolo nel processo digestivo, migliorando il flusso della linfa in addome e lo svuotamento della cisterna del Pecquet, punto di raccolta della linfa stessa in corrispondenza delle prime vertebre lombari.

Un diaframma poco elastico riduce lo scambio dei gas e l'eliminazione delle tossine, creando terreno fertile per patologie infiammatorie e di altro genere.


Ma non solo. Se prestiamo attenzione alla nostra respirazione ad esempio sotto sforzo, vedremo che aumenterà in velocità ed intensità e il nostro diaframma verrò aiutato a svolgere la sua funzione anche da altri muscoli, come quelli del collo, delle spalle, della colonna dorsale, del bacino e degli arti inferiori. Per questo se vogliamo migliorare il nostro respiro e la mobilità del diaframma, dobbiamo mobilizzare tutto il corpo in aggiunta ad esercizi respiratori.  E così è vero anche il contrario: il mal funzionamento del diaframma, può arrivare ad alterare il corretto posizionamento di tutta la struttura muscolo-scheletrica.


In uno studio importante condotto tra l’università di Atene e quella di Montréal si è visto che se il diaframma si trova in uno stato di contrazione continua, ad esempio in coloro che hanno problemi respiratori come gli asmatici, vi è un aumento di molecole proinfiammatorie (chiamate citochine) sia all’interno del diaframma stesso ma anche in tutto il corpo. Questo significa che se soffriamo di dolori diffusi in tutto il corpo, e se soffriamo di dolori cronici come ad esempio nelle patologie intestinali, possiamo agire su questo e ridurre l’infiammazione imparando a respirare correttamente.

Il respiro “con la pancia” cioè gonfiando e sgonfiando l’addome, come viene insegnato anche durante le sessioni di meditazione, aiuta a stimolare proprio questo muscolo. E proprio nel corso delle sessioni di meditazione o di altri esercizi di respirazione (chiamati pranayama) si ha un aumento della quantità di sangue ossigenato nelle aree cerebrali che sostengono l’attenzione, l’aumento delle onde alfa (attivano lo stato di riposo del cervello aiutando il coordinamento mentale, la calma, la vigilanza, l’integrazione globale e l’apprendimento), della serotonina (ormone del buonumore), della melatonina (l’ormone che ci permette di dormire la notte), la regolazione del cortisolo (tipico ormone rilasciato quando siamo sotto stress).


Un altro studio di A. Carosella e F. Bottaccioli, docenti del metodo PNEIMED, verificato su 125 partecipanti ha riscontrato un abbassamento significativo dei livelli di ansia, di inadeguatezza, di depressione e di somatizzazione oltre che un abbassamento dei livelli di cortisolo a seguito di esercizi di respirazione mirati alla stimolazione del diaframma.


E tu? Come respiri?


Prova questo semplice esercizio di consapevolezza respiratoria:

Seduto a gambe stese, con l’osso sacro, la colonna e la nuca a contatto con la parete, mento leggermente in basso e mani sull’addome. Chiudi gli occhi e pensa di gonfiare e sgonfiare un palloncino dentro al ventre. Ad ogni inspiro il palloncino si gonfia e ad ogni espiro si sgonfia. Ripeti il ciclo finché bene senti beneficio.


Fonti



 
 
 

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